Spese di rappresentanza per il dentista - Odontoiatria Italia

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Spese di rappresentanza per il dentista: cosa sono e come si deducono

Le spese di rappresentanza sono quelle spese che un dentista sostiene per migliorare l’immagine del suo studio, per promuovere i suoi servizi o per creare buone relazioni con i clienti, i fornitori o i collaboratori.
Si tratta, ad esempio, di spese per omaggi, inviti a pranzi o cene, partecipazione a eventi o fiere, acquisto di gadget o materiale pubblicitario.

Queste spese sono deducibili dal reddito di impresa o di lavoro autonomo del dentista, ma solo entro certi limiti e a determinate condizioni.
In particolare, la normativa fiscale prevede che le spese di rappresentanza siano deducibili se:
  •   hanno finalità promozionali o di pubbliche relazioni e rispondono a criteri di ragionevolezza e coerenza;
  •   non sono collegate a una controprestazione (cioè sono gratuite);
  •   sono documentate da fattura o da scontrino fiscale;
  •   sono indicate nella dichiarazione dei redditi.
      
Inoltre, la deducibilità delle spese di rappresentanza dipende anche dalla forma giuridica del dentista.
Se il dentista esercita la sua attività come professionista (in forma individuale o associata), le spese di rappresentanza sono deducibili per un massimo del 1% dei ricavi.
Se invece il dentista opera come impresa (ad esempio, una Srl odontoiatrica), le spese di rappresentanza sono deducibili con i seguenti massimali:

  •   1,5% dei ricavi e altri proventi fino a 10 milioni di euro;
  •   0,6% dei ricavi e altri proventi tra 10 e 50 milioni di euro;
  •   0,4% dei ricavi e altri proventi per la parte eccedente 50 milioni di euro.

Per quanto riguarda l’IVA, le spese di rappresentanza sono detraibili solo se l’importo unitario non supera i 50 euro. In questo caso, infatti, non è necessario indicare i dati del destinatario nella fattura o nello scontrino fiscale.

Le spese di rappresentanza sono quindi un costo che può incidere sulla redditività dello studio dentistico, ma anche un investimento che può portare benefici in termini di immagine e di fidelizzazione della clientela. Per questo motivo, è importante pianificarle con attenzione e conoscere le regole fiscali che le disciplinano.

Attenzione, se si supera il massimale delle spese di rappresentanza, non si può dedurle dal reddito di impresa o di lavoro autonomo, e quindi si paga più tasse.
Inoltre, non si può detrarre l’IVA sulle spese che superano la soglia di 50 euro per importo unitario. Questo significa che bisogna sostenere un costo maggiore per le attività promozionali o di pubbliche relazioni.

Per evitare di superare il massimale, bisogna tenere conto dei ricavi e delle spese, e verificare che le spese di rappresentanza siano sempre inerenti alla tua attività e rispondano a criteri di ragionevolezza e coerenza.

Potrebbe essere utile, tenere una contabilità separata delle spese di rappresentanza, basta seguire alcune regole e precauzioni. Innanzitutto, distinguere le spese di rappresentanza da quelle ordinarie o di gestione, e inserirle in un apposito capitolo del bilancio. Inoltre, bisogna documentare ogni spesa di rappresentanza con una fattura, una ricevuta fiscale o uno scontrino parlante, che riporti il codice fiscale o la partita IVA del soggetto che ha sostenuto la spesa, la data, l’importo, la natura e la finalità della spesa stessa.

Infine, come detto, bisogna rispettare i limiti di deducibilità fiscale delle spese di rappresentanza, che dipendono dai ricavi conseguiti e dalla forma giuridica dell’attività. Se si superano questi limiti, saranno tassate le spese eccedenti nella dichiarazione dei redditi.

Si ritiene utile ricordare, che se non si dichiarano tutte le spese, si potrebbe incorrere in diverse conseguenze fiscali, a seconda della gravità e della natura dell’omissione. In generale, le conseguenze sono:

  • Pagare le imposte sulle spese non dichiarate, con gli interessi e le maggiorazioni previste per il ritardo.
  • Subire sanzioni amministrative, che possono variare dal 90% al 180% dell’imposta evasa, a seconda del tipo di violazione (dichiarazione infedele, omessa o fraudolenta).
  • Potresti essere perseguito penalmente, se l’imposta evasa supera i 150.000 euro e i redditi non dichiarati superano il 10% del totale o comunque i 3 milioni di euro. In questo caso, potresti essere accusato di reato tributario, come l’elusione o l’evasione fiscale, e rischiare la reclusione da 1 a 6 anni.
  • Potresti essere sottoposto a un accertamento fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate, che può verificare la tua situazione patrimoniale e reddituale attraverso vari strumenti, come le indagini bancarie, le visure catastali, le comunicazioni dei sostituti d’imposta, ecc.

Per evitare queste conseguenze, si consiglia di dichiarare correttamente tutte le spese e di pagare le imposte dovute nei termini stabiliti dalla legge.

Se hai commesso degli errori o delle omissioni involontarie, puoi regolarizzare la tua posizione con il ravvedimento operoso, che ti consente di ridurre le sanzioni e di evitare il procedimento penale.


Redazione Odontoiatria Italia

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